Quella serata a Capri cantando in napoletano. Il mio ricordo di Marc Augé su il Mattino del 25 luglio 2023
Marc Augé aveva Parigi nel cuore e il mondo nella…
Sospeso tra un pasto e l’altro, giusto il tempo di uno snack. È il cibo intempestivo. In anticipo su un pasto in ritardo sull’altro. Puntualmente fuori tempo.
Occupa gli intervalli dei film, le sospensioni del lavoro, le pause dei convegni, le attese dei treni, la fila ai concerti, le passeggiate nelle fiere, le scorrerie negli outlet. Insomma snack fa rima con break. È un mangiare di transito, non a caso nei posti di frontiera la prima cosa che si fa è comprare qualche snack, come se si trattasse di alimenti che aiutano nei passaggi, quando non si sa bene se si mangia per far passare la fame o per far passare il tempo. E se una volta questi fuori programma erano delle una tantum, eccezioni alla regola, da quando le nostre vite sono diventate multitasking sono diventati la norma. Cibi interinali che non hanno la regolarità del pasto fisso, ma la duttilità del cibo prête à manger. Lo dice la parola stessa, che viene dall’antico olandese snacken, che ha il senso di mordicchiare, sbocconcellare, mangiucchiare. Un po’ come il suo corrispettivo italiano spuntino, che viene da spuntare, cioè togliersi un po’ di fame.
Ma è nel 1923 che questa unità minima alimentare smette di essere semplicemente un fuori pasto per assumere la forma di una barretta. Una porzione misurata e calibrata, da vendere nei distributori automatici. Da allora inizia l’irresistibile ascesa dei rompidigiuno confezionati, sempre più fantasiosi, golosi, numerosi. Patatine fritte, noccioline, arachidi tostate, biscotti al cioccolato, cubetti di Emmental, merendine, crackers aromatizzati, marshmallow multicolori, salsiccine, salatini, nachos, biscotti allo Sbrinz. E l’immancabile popcorn che da solo nel 2014 ha creato negli Stati Uniti un giro d’affari da 750 milioni di dollari. Mica male per un seme di mais scoppiato!
Il loro successo planetario ne ha fatto gli indiziati numero uno dell’epidemia di obesità del pianeta. Ma, visto che la voglia di snack non passa, anzi aumenta, il fuori pasto si è fatto green. Emendandosi delle sue colpe lipidiche e glucidiche.
Ora spopolano le barrette corrette, a base di frutta secca, bacche rosse, verdurine e persino alghe marine. Rigorosamente senza i cosiddetti ingredienti killer, come lo sciroppo di glucosio, l’olio di palma, i grassi animali e i coloranti. Per conciliare pulsione e ragione. Vita e girovita. [PDF Download]
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