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Colpa della crisi se la bistecca è ristretta – il Caffè

13 Novembre 2016

article44_1_largeDa simbolo di benessere il consumo della carne diventa barometro economico. In tutto il Vecchio Continente nel Dopoguerra la crescita di produzione bovina, poi superata da quella suina, ha contrassegnato un lungo periodo di benessere finendo per trasformare il consumo di carne in un barometro dello stesso. Così come il boom del pollame, dal 2008, è diventato simbolo della carne “anticrisi”. Le statistiche europee, e anche quelle Ocse, da qualche tempo registrano una flessione nella vendita di carne in generale, certo non giustificato dalla tendenza delle cucine vegane e vegetariane. Una variazione nelle abitudini alimentari che, secondo l’antropologa Elisabetta Moro, non fa altro che riflettere la lunga crisi economica che non solo attanaglia da anni molti Paesi europei, ma costringe buona parte della popolazione continentale a “stringere la cinghia”, togliendo dal menu domestico proprio quei piatti di carne che, da decenni, erano stati considerati il raggiungimento di un benessere da parte di intere classi sociali. 

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Elisabetta Moro
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