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Il Papa, le rughe della Magnani e il mito dell’eterna giovinezza – Il Mattino del 9 giugno 2022

10 Giugno 2022

Il mito dell’eterna giovinezza va combattuto. Lo ha detto Papa Francesco rendendo omaggio ad Anna Magnani, la diva del cinema che seppe dire no al lifting. L’industria di celluloide, infatti, la voleva senza rughe e lei, col suo piglio battagliero aveva risposto no grazie, perché «le rughe sono il simbolo della maturità».

Bergoglio, dall’alto del suo magistero papale, ha sottolineato che il desiderio di avere un corpo eternamente giovane, levigato, performante, sta diventando una ossessione che allontana le persone dalla realtà. La terza età è stata rimossa dall’orizzonte della vita e le persone non sanno più valorizzare le diverse stagioni della loro esistenza. Ma il pontefice non si è limitato a denunciare i sintomi di quella sindrome di Peter Pan che ha colpito l’intero Occidente. Ha anche individuato la causa, che si annida a suo avviso in un certo disprezzo per la vecchiaia.

Di fatto papa Francesco ha centrato il bersaglio. Perché nella “società della seduzione”, come è stata definita dal sociologo francese Gilles Lipovetsky, gli anziani hanno perso ogni potere di fascinazione. Vengono percepiti semplicemente come persone messe fuori gioco dagli anni. Incapaci di mantenere il ritmo incalzante del sistema produttivo, che ormai è identificato in tutto e per tutto con l’esistenza. Come se non ci fosse altro. O lavori o non sei. E allora facilmente i più grandi vengono accompagnati nel retrobottega della storia, a leccarsi le ferite di una dismissione involontaria. Con buona pace della loro saggezza ed esperienza.

E persino quando il timer anagrafico non ha ancora segnato la fine di una carriera, ci pensano i datori di lavoro a pretendere la bella e giovane presenza vita natural durante. Come capita a giornaliste e attrici, a conduttori e attori. Che, quando all’invecchiamento non c’è rimedio, vengono rottamati dal video e destinati ad altre mansioni, come radio e internet. Allora non c’è da stupirsi che in molti tentino di sconfiggere l’invecchiamento con blefaroplastiche, seni rifatti, zigomi rinforzati, fronti botoxate, addominali allenati.

Ad aggravare la situazione ci ha pensato la pandemia. La chirurgia estetica, infatti, è in grande crescita, non solo fra le donne, ma anche tra i maschi, che ricorrono sempre più spesso al bisturi o al silicone per ringiovanire il loro aspetto. Secondo la psicologa Helena Lewis-Smith dell’Università West England di Bristol, la causa indiretta è proprio il Covid. Perché da quando lo smartworking ha trasferito buona parte degli incontri di lavoro sulle piattaforme informatiche, l’immagine del viso è diventata molto più importante. Comparire a mezzo busto, con un faretto puntato addosso, fa sì che le classiche lineette dovute alle espressioni facciali diventino solchi profondissimi. Le occhiaie, naturale conseguenza dell’affaticamento da computer, a favore di zoom si trasformano in borse livide e deprimenti. Le guance cadenti e il doppio mento rilassato denunciano senza pietà la carenza di collagene. E così l’idea di fare qualche ritocchino si insinua nella mente di molti come un tarlo. Ma a tutto questo va aggiunto il fatto che le fotocamere dei telefonini sono ormai tutte dotate di filtri che liftano il viso conferendo una pelle di pesca anche ai più stagionati. Così i ritratti digitali e i selfie sono diventati come il ritratto di Dorian Gray. Cancellano gli anni in un lampo. E inducono nella tentazione di passare dal filtro virtuale al lifting reale.

Con il suo vade retro al narcisismo di massa il papa ha decisamente toccato un nervo scoperto. Lui, che porta con naturalezza e a volte fatica i suoi 85 anni, ha avuto il coraggio di dire che la paura della morte non si sconfigge imbalsamando la vita.

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Elisabetta Moro
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