Quella serata a Capri cantando in napoletano. Il mio ricordo di Marc Augé su il Mattino del 25 luglio 2023
Marc Augé aveva Parigi nel cuore e il mondo nella…
C’era una volta l’Arca di Noè. Adesso è arrivata quella del gusto. Che, trasportata da un mappamondo aerostatico, è atterrata a Torino, nel cuore del Salone Internazionale del Gusto e di Terra Madre, la kermesse del mangiare buono, pulito e giusto che fino al 27 ottobre delizierà i palati di intenditori venuti da tutto il mondo. Gastronauti globali che non amano il cibo omologato, standardizzato, industrializzato. Ma vogliono prodotti locali. Anche se il locale è dall’altra parte del mondo. Perché ogni tipicità porta i segni particolari del suo territorio, della gente che lo produce, di un saper fare affinato nel tempo. Come dire che la ricetta non è un atto unico, ma è solo il finale di un’opera corale. Ci si arriva provando e riprovando. Anche sbagliando. Perché la tradizione non ha sempre ragione, ma quando ci prende lo fa alla grande. Ecco perché va tutelata, proprio come gli esemplari messi in salvo da Noè. Spesso si tratta di biodiversità della tavola, piccole produzioni economicamente ai limiti della convenienza. Perché richiedono molto lavoro e producono poco profitto, ma in compenso danno grande piacere. →
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Napoli è da sempre l’università della superstizione. Ma in questo…