Quella serata a Capri cantando in napoletano. Il mio ricordo di Marc Augé su il Mattino del 25 luglio 2023
Marc Augé aveva Parigi nel cuore e il mondo nella…
Iproverbi sono in declino. E con loro tutte quelle conoscenze popolari che hanno guidato nella navigazione della vita intere generazioni. Aristotele li chiamava “frammenti di saggezza antica”. E il filosofo di Stagira era talmente affascinato dalla profondità di quelle sentenze sentenziose, che cominciò a raccoglierle, perché temeva che scomparissero. Col senno di poi sappiamo che in realtà quel repertorio di frasi fatte si è aggiornato, ma non è mai sparito. E ha galleggiato fino a noi sull’onda lunga della storia. Ora però qualcosa di nuovo sta succedendo. Nel mondo globale, dove le idee si viralizzano e cambiano continuamente, è difficile prendere come oro colato certi adagi tarati su abitudini e consuetudini lontanissime dal mutevole mainstream contemporaneo. I nostri antenati conducevano vite lente, ripetitive, prevedibili. Proverbiali, appunto. Come diceva il grande scrittore francese Alfred de Musset, è l’abitudine a fare della vita stessa un proverbio.
Al contrario, nel nostro mondo multitasking, fatto di improvvisazione, velocità, nulla si presta a diventare probata verba, “parole comprovate dai fatti”. Oggi “ogni bel gioco dura poco” sembra poco più di una censura bacchettona, soprattutto in una società permanentemente ludica e persino ludopatica come la nostra. L’idea che “l’abito non fa il monaco” nel contesto contemporaneo sembra un abbaglio più che una pillola di saggezza, visto che il look è diventato tutto. E le tribù metropolitane si distinguono proprio da come si vestono. Per non parlare di “mogli e buoi dei paesi tuoi” che nel bel mezzo di un rimescolamento di popoli epocale sembra un suggerimento da Amish. Non semplicemente riduttivo, ma ridicolmente autarchico.
Per noi, che abbiamo un’app per tutto, quelle conoscenze ci sembrano approssimative, inadeguate, stereotipate. Insomma una vox populi antiquata. In poche parole, una enciclopedia ad obsolescenza conclamata. Basata sull’osservazione delle lune, sulla ricorrenza degli eventi, sulle fobie di genti che non avevano i nostri strumenti. Lo dimostra platealmente una proverbiale minchiata come “donna al volante pericolo costante”, smentita da decenni di statistiche. Ed è solo una delle tante perle che la presunta saggezza collettiva ha disegnato sul profilo femminile. Della serie “vino vecchio donna giovane” o “la donna brava fa la casa, la matta la disfa”. Stereotipi misogini di cui non sentiremo certo la mancanza.
Ci sono anche proverbi, per così dire, d’autore, come nel caso dell’allenatore Giovanni Trapattoni, famoso per le sue iperboli di saggezza. Una per tutte: “Non mettiamo il carro davanti ai buoi, ma lasciamo i buoi dietro al carro”. E perfino il mondo antitradizionalista e underground del tatuaggio ha già prodotto le sue banalità, come il patetico “il tatuaggio è ferire la pelle perché appaiano le cicatrici dell’anima”. Meglio astenersi. Eppure alcune frasi andrebbero salvate, perché sono punti fermi nelle nostre vite imbizzarrite. Così non potendo cambiare le cose, ci consoliamo con i detti memorabili di Totò. Come l’ultimativo “hai voglia di mettere rum, lo str… non diventa mai babà”. E ho detto tutto.
“CONOSCENZE APPROSSIMATIVE PER NOI, CHE ABBIAMO UN’APP PER TUTTO, QUELLE CONOSCENZE CI SEMBRANO APPROSSIMATIVE TOTO È STATO MEMORABILE CONSOLIAMOCI CON TOTÒ E LA SUA FRASE SUL RUM AGGIUNTO CHE NON FARÀ MAI UN BABÀ” [Download PDF]
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