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Recensione del mio libro “Sirene” di Marco Rossari su D la Repubblica

20 Novembre 2019

Le regole dell’attrazione

Le storie ci tengono in vita e i miti ci attraggono, come le sirene, da Omero a Lady Gaga

LE STORIE CI TENGONO in vita, come scriveva Joan Didion. Soprattutto quelle false, inventate, inverosimili. E ci tengono in vita perché in quella menzogna troviamo il barlume di verità che, da un punto di vista emotivo e conoscitivo, costituisce un nocciolo decisivo dell’esistenza. Una vecchia raccolta di poesie di Franco Fortini si intitolava Una volta per sempre, a indicare lo status eterno e immobile del mito, dell’idea ancestrale, delle
immagini primordiali che da sempre accompagnano le narrazioni a cui ricorriamo per trovare un’idea della vita, della morte, dell’amore, della paura. Ogni emozione giace in uno scrigno di vicende che resta a disposizione come un patrimonio genetico letterario: è lì che troviamo il senso del passato, la forza del presente, la struttura del futuro. Si parla di fiabe e miti, luce e buio.
Da una parte Elisabetta Moro, professoressa di Antropologia Culturale all’Università di Napoli, delinea in Sirene. La seduzione dall’antichità a oggi (Il Mulino), la storia sociale e culturale di una creatura incantatrice e ambigua, da Omero a Lady Gaga, senza prosa paludata ma anzi puntuale e leggera insieme. Racconta la muiltiformità di creature narrate prima come uccelli e poi come pesci, prima come voce e poi come corpo, prima come attrazione eterea e poi carnale. Il senso delle sirene è per costituzione tendente alla metamorfosi, e quindi pronto a incarnare ogni diversità, così come il testo della fiaba attende le nostre proiezioni, i mutamenti sociali e umani ed emotivi,per incorporarlie ripresentarsi di nuovo,che questo avvenga attraverso il ribaltamento di Andersen (con l’immedesimazione della sirena), lo stravolgimento metafisico di Kafka, la parodia grottesca di Curio Malaparte ne La Pelle.
Allo stesso modo la scrittrice scozzese Kirsty Logan in Al riparo (Bompiani, trad. di Pietro Lagorio) delinea un’inquietudine e le fa spazio in una serie di brevi racconti perturbanti che narrano di figli smarriti, di ossessioni ferine, di umanissimi mostri.
Che si tratti di Loch Ness, streghe o dragoni, dell’uomo lupo o di Barbablù, Logan prende la leggenda – come prima di lei fece Angela Carter – e la trasforma in short story, attualizzandone lo schema e lo svolgimento, rendendone evidenti continuità e coincidenze. Forse perché nata in Scozia, terra gotica per eccellenza (lesbica, per di più, in un paese aspramente maschilista), in Logan si sentono pulsare il peso del buio, l’attrito del mondo, l’enigma del desiderio, come se ci si trovasse in una terra ancestrale, remota. D’altra parte secondo l’antropologo Claude Lévi-Strauss, il mito, come la musica, usa il tempo per smentirlo. Lasciatevi sedurre e irretire. La realtà può sempre attendere.

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Elisabetta Moro
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