Quella serata a Capri cantando in napoletano. Il mio ricordo di Marc Augé su il Mattino del 25 luglio 2023
Marc Augé aveva Parigi nel cuore e il mondo nella…
Nutrire il pianeta e salvare la natura. È questa la missione che le Nazioni Unite si sono date. Riconvertire le produzioni alimentari perché smettano di essere delle bombe ecologiche. Un progetto ambizioso e complesso, al quale da diciotto mesi stanno lavorando quarantacinquemila persone, tra politici e produttori, ecologisti ed economisti, antropologi e agricoltori. In questi giorni una delegazione più ristretta si è riunita nel Food Systems Summit di New York per decidere le azioni da mettere in campo. Il tempo è poco, il cambiamento climatico incombe.
Ma stavolta l’Italia si è fatta trovare pronta. Ha proposto l’innovazione tecnologica quale strumento per rendere l’agricoltura più resiliente, gli allevamenti meno inquinanti e la riduzione degli sprechi più efficiente. Ma soprattutto si è presentata con un asso nella manica come la Dieta Mediterranea. Uno stile di vita onnivoro che è sano ed ecosostenibile, come certificato dall’OMS e dalla FAO. Perché le popolazioni del Mare Nostrum hanno affinato nei secoli un modo di mangiare, coltivare, pescare, allevare e conservare a basso impatto ambientale. Purtroppo, però, da un po’ di anni, molti si sono fatti sedurre da diete modaiole, iperproteiche, sbilanciate. La proposta degli esperti tricolori – tra i quali c’è anche chi scrive – è di incrementare l’adesione a un modello enogastronomico che è già nel DNA culturale di almeno un miliardo di persone. Per salvare il pianeta, infatti, non è necessario seguire una dieta senza radici, studiata a tavolino. Basta mangiare più mediterraneo. Perché conviene a tutti, riduce la spesa sanitaria e i costi ambientali, senza rinunciare al piacere. Come invece vorrebbe il fronte dei Paesi “proibizionisti”. Capitanato dai promotori della etichettatura a semaforo: bollino rosso per carni e salumi, verde per legumi e verdure. Al loro fianco c’è un attivissimo fronte filo-vegetariano. Per questi talebani della tavola la gola è una colpa. E la rinuncia un mantra. In questo senso la recentissima svolta veg di tutte le mense universitarie e cittadine di Berlino sembra la prova generale di un progetto più ampio. Per questo il nostro governo deve proteggere il Made in Italy alimentare, fatto di capolavori gastronomici che fanno bene al corpo e all’anima. Alimentano economie pulite, spesso famigliari, che sono la ragione del crescente turismo enogastronomico. Come mostra magistralmente la serie CNN di Stanley Tucci “Searching for Italy”, appena premiata con un Emmy Award, l’Oscar della TV. Insomma, alle Nazioni Unite si fronteggiano due mentalità opposte. Rinuncianti contro gaudenti. Savonaroliani contro epicurei. Due modi opposti di pensare la vita e immaginare il futuro.
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