Quella serata a Capri cantando in napoletano. Il mio ricordo di Marc Augé su il Mattino del 25 luglio 2023
Marc Augé aveva Parigi nel cuore e il mondo nella…
La via delle spezie spalanca la porta dei sensi. Le cose più dolci della vita sono nascoste tra le radici delle rose e delle spezie, scriveva il poeta inglese Algernon Charles Swinburne. E come dargli torto, visto che l’olfatto è il senso più sensibile alle buone vibrazioni del creato. Di fatto il naso è lo strumento con cui intercettiamo il mondo. Dal mare al temporale. Tutto si annuncia per via olfattiva. Attraverso la porta spalancata dei nostri sensi. Che si tratti dei profumi inebrianti della natura a primavera, o degli odori stuzzicanti della tavola. La nuvola di cannella che svapora da una torta appena sfornata. La zuccherosità sottile della vaniglia che ci fa socchiudere gli occhi. La profondità muschiosa della noce moscata che affiora da un purè di patate. Il chiodo di garofano che prolunga le dolcezze fruttate di uno strudel. Il grano di pepe incastonato nel salame che esalta e contrasta la dolcezza del maiale. L’inconfondibile sentore pungente di baule da viaggio in oriente dello zafferano. L’eucaliptolo fiorito che sprigiona il cardamomo. La malizia piccante dello zenzero.
Per godere a pieni polmoni di tutti questi effluvi esotici gli europei hanno letteralmente fatto follie. E sono andati a prenderli fino alla fine del mondo, in particolare nell’arcipelago delle Molucche in Indonesia, che per le loro piante aromatiche vennero ribattezzate Isole delle spezie.
Tra i primi a tracciare la rotta verso questi paradisi olfattivi furono i veneziani e gli ottomani, seguiti da inglesi, olandesi e ortoghesi. Tutti rivendevano a caro prezzo le polveri preziose alle corti europee, che le impiegavano in rosoli, salse, salumi, pasticci e pasticcini. Per rendere la cucina aristocratica sideralmente lontana dal cibo dei sudditi. Non a caso la parola spezie deriva da specie e significa merce speciale, diversa. D’altra parte già Ovidio raccontava che un animale mitico come l’araba fenice non si nutrisse che di lacrime d’incenso e di cinnamomo.
Oggi sappiamo per certo che l’araba fenice ove sia nessun lo sa! Ma continuiamo ad ammirare le proprietà gustative delle spezie. Tanto che persino i nutrizionisti, ultimi in ordine di tempo ad essere stati sedotti dalla loro capacità di insaporire i cibi, ne consigliano un uso massiccio per sostituire i condimenti tradizionali. E in luogo del sale. Miracoli non ne fanno, ma prodigi sì. [PDF Download]
Marc Augé aveva Parigi nel cuore e il mondo nella…
Napoli è da sempre l’università della superstizione. Ma in questo…